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Errori nelle ricerche scientifiche?
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Errori nelle ricerche scientifiche?
Molti studi sono viziati da inesattezze statistiche e sperimentali
Secondo un’analisi apparsa sulla rivista “PLoS Medicine”, le conclusioni della maggior parte delle ricerche scientifiche pubblicate sarebbero errate. John Ioannidis, epidemiologo dell’Università di Ioannina, in Grecia,
sostiene che le piccole dimensioni dei campioni, la scarsa
progettazione dello studio, i pregiudizi dei ricercatori, gli errori
statistici e altri problemi si combinano per rendere falsi i risultati
della maggior parte delle ricerche.
Anche gli studi più grandi e meglio progettati non sono sempre
corretti: gli scienziati e il pubblico dovrebbero perciò accogliere con
cautela i risultati.
Nel suo articolo, Ioannidis non dimostra che un
particolare studio è errato. Illustra invece statisticamente come i
molti ostacoli al raggiungimento di un risultato corretto si combinano
per rendere errate le conclusioni della maggior parte degli studi.
Tradizionalmente un lavoro è considerato “statisticamente
significativo” se le probabilità che il risultato sia puramente casuale
sono una contro venti.
Ma in un campo complicato dove ci sono molte potenziali ipotesi da
verificare - per esempio se un particolare gene influenza una
particolare malattia - è facile raggiungere false conclusioni usando
questo standard: se si mettono alla prova venti ipotesi false, per
esempio, è possibile che in media una di esse risulti vera.
Solomon Snyder, senior editor della rivista
“Proceedings of the National Academy of Sciences” e neuroscienziato
dalla Johns Hopkins University di Baltimora, sostiene però che la
maggior parte degli scienziati è ben conscia delle limitazioni delle ricerche pubblicate. “Quando sfoglio la letteratura, - commenta - non la leggo per trovare prove come in un libro di testo. La leggo per trovare idee. Anche se in uno studio ci sono dei
problemi, dunque, se ospita il nucleo di una nuova idea è il
benvenuto.”
Secondo un’analisi apparsa sulla rivista “PLoS Medicine”, le conclusioni della maggior parte delle ricerche scientifiche pubblicate sarebbero errate. John Ioannidis, epidemiologo dell’Università di Ioannina, in Grecia,
sostiene che le piccole dimensioni dei campioni, la scarsa
progettazione dello studio, i pregiudizi dei ricercatori, gli errori
statistici e altri problemi si combinano per rendere falsi i risultati
della maggior parte delle ricerche.
Anche gli studi più grandi e meglio progettati non sono sempre
corretti: gli scienziati e il pubblico dovrebbero perciò accogliere con
cautela i risultati.
Nel suo articolo, Ioannidis non dimostra che un
particolare studio è errato. Illustra invece statisticamente come i
molti ostacoli al raggiungimento di un risultato corretto si combinano
per rendere errate le conclusioni della maggior parte degli studi.
Tradizionalmente un lavoro è considerato “statisticamente
significativo” se le probabilità che il risultato sia puramente casuale
sono una contro venti.
Ma in un campo complicato dove ci sono molte potenziali ipotesi da
verificare - per esempio se un particolare gene influenza una
particolare malattia - è facile raggiungere false conclusioni usando
questo standard: se si mettono alla prova venti ipotesi false, per
esempio, è possibile che in media una di esse risulti vera.
Solomon Snyder, senior editor della rivista
“Proceedings of the National Academy of Sciences” e neuroscienziato
dalla Johns Hopkins University di Baltimora, sostiene però che la
maggior parte degli scienziati è ben conscia delle limitazioni delle ricerche pubblicate. “Quando sfoglio la letteratura, - commenta - non la leggo per trovare prove come in un libro di testo. La leggo per trovare idee. Anche se in uno studio ci sono dei
problemi, dunque, se ospita il nucleo di una nuova idea è il
benvenuto.”
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